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La fine del cinema… Eden

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Anche l’ultimo cinema monosala rimasto a Bolzano chiude oggi i battenti, dopo 98 anni e mezzo di attività. Ciao cinema Eden.

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CENTRALE, ASTRA, BOCCACCIO, CORSO, COSTELLAZIONE, ROMA,
COLUMBIA, VITTORIA, AUGUSTEO, DRUSO, CONCORDIA

Uno dopo l’altro i gestori delle sale cinematografiche bolzanine si sono arresi al cambiare dei tempi. Anche il cinema Eden, originariamente aperto in via Portici 30 e trasferito in via Leonardo da Vinci nel 1913, termina oggi la sua attività, e con esso sparisce l’ultimo “cinema di una volta” di Bolzano.

Nonostante l’impegno e la passione di una famiglia che da due generazioni si occupa di cinema e gli sforzi profusi al fine di rimanere competitivi in un mercato in cui per i piccoli non c’è più posto, la concorrenza generata in seguito all’apertura della nuova multisala e l’impossibilità di ottenere un qualsiasi tipo di sostegno economico dalla Provincia di Bolzano in quanto attività commerciale, hanno contribuito a rendere la situazione economicamente insostenibile, portandoci a prendere questa decisione. Anche una possibile trasformazione in cinema d’essay fondando un’associazione culturale non si è potuta concretizzare a causa della indisponibilità di fondi statali o provinciali. Inoltre, il consistente miglioramento della qualità delle proiezioni, ottenuto grazie al noleggio di un proiettore digitale, e la proposta di contenuti alternativi quali l’opera in diretta satellitare non hanno portato i risultati sperati.

La chiusura di questa sala è più della semplice cessazione di un’attività commerciale. Rappresenta la sconfitta delle piccole realtà locali, non più in grado di competere con i giganti che possono contare su una base economica molto più solida. Rappresenta la sconfitta delle persone che amano fare il proprio lavoro di fronte alle impietose leggi del mercato. Rappresenta la fine di una concezione del cinema ormai tramontata e nascosta dietro al “fragore” delle multisale.

Ed è giusto così, in fondo il cinema è nato come sensazionale innovazione capace di proiettare delle “immagini in movimento”, ha proseguito la propria crescita sostituendosi ai giornali e diventando vero e proprio mezzo d’informazione e propagandistico durante gli anni di guerra e quando ancora le televisioni non erano apparecchi comuni nelle case della popolazione. Oggi il cinema, di fronte alla necessità di continuare ad offrire qualcosa in più rispetto all’intrattenimento consumer, propone film “tridimensionali” e una qualità d’immagine molto alta grazie ai proiettori digitali. Ed è proprio il passaggio al digitale ad assumere particolare importanza simbolica in questo panorama di cambiamento e rinnovamento dell’industria cinematografica. La pellicola 35 mm è rimasta pressoché invariata da quando venne scelta come standard nel 1909: è cambiato il formato delle immagini, qualità e quantità delle tracce sonore, e, cambiamento importantissimo, le pellicole sono state rese non infiammabili con l’adozione del triacetato di cellulosa negli anni 50, rimpiazzato poi dal poliestere negli anni 90. Ma la sostanza è rimasta la stessa, così come il principio di funzionamento dei proiettori è rimasto invariato. Se da un lato i proiettori digitali migliorano la qualità dell’immagine, dall’altro stravolgono ciò che il cinema è stato fino ad ora, rendendo praticamente inutile la figura del proiezionista. Niente più film da montare, niente più giunte tra le pizze che compongono un film, niente “bruciature di sigaretta” in alto a destra per avvertire il proiezionista dell’imminente fine di una pizza e della necessità di avviare il secondo proiettore, quando ancora si facevano i cambi tra un proiettore e l’altro durante i film. Ora è sufficiente trasferire il film su un server da un disco rigido e premere il tasto play, se non addirittura programmare l’orario di inizio e lasciare che tutto proceda in automatico.

Io mi chiedo come sia possibile uccidere una cosa così bella e romantica come il cinema di una volta. Come sia possibile che la gente gli volti le spalle in questo modo? L’industria del cinema sta attraversando un processo di ammodernamento mai visto prima, ammodernamento che purtroppo viene dato per scontato o che addirittura passa inosservato ai più. Io ci metto la mano sul fuoco che se si chiedesse agli spettatori se il film che hanno guardato è stato proiettato in pellicola o in digitale, la maggior parte di loro non avrà la più pallida idea di quale sia la risposta. Qui stiamo lasciando morire una realtà che è da salvare, stiamo lasciando morire una delle cose più belle e appassionanti in nome di una modernità sempre più vuota e orientata al profitto economico. Sarò anche eccessivamente malinconico ma questo, credetemi, è il momento di esserlo.

Un ringraziamento va ai nostri clienti, abituali ed occasionali, che ci sono stati vicini in questi anni di cinema, in particolar modo a coloro che hanno continuato a frequentare la nostra sala in questo ultimo periodo di difficoltà.

Il cinema «puro» come tutte le purità è distruttivo. Il cinema sta nel suo nascere come spettacolo, nel dover rispondere a una necessità: essere popolare. Esso vive in quanto c’è un milione d’occhi che guardano.
Massimo Bontempelli

Concludo citando parte di un articolo.

La globalizzazione non solo fa risparmiare iI consumatore, ma accorcia le distanze e nullifica le stagioni, così che oggi possiamo mangiare fragole e arance tutto l’anno! Di fronte ad un tale potere, cosa rimane delle culture tradizionali? Di quando per mangiare le arance si aspettava Natale e per le fragole si aspettava l’estate, del cinema di diversi colori, con diverse poltrone, di diverse misure? Del negozio dietro l’angolo che non sempre aveva il vestito del colore che volevamo ma che il vestito che aveva era sicuro diverso? La cultura è fatta di queste cose, di sapori e luoghi diversi. Salvare la diversità e l’identità che rendono speciale il nostro Paese è un dovere.


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